MULAS MARIANO

Posizione: PITTORE

Nato a La Maddalena (SS) 08/09/1928

Morto a Bolotana (NU) 28/08/1992

Il critico d’arte Luciano Spiazzi, 21 Aprile 1979, così presentava Mariano Mulas all’inaugurazione della mostra del pittore bolotanese alla galleria d’arte “S. Gaspare” di Brescia:

Lontano dallo sferragliare quotidiano, nel ritiro agreste di un grosso centro a qualche decina di Km da Nuoro (Bolotana), Mariano Mulas da alcuni anni è di professione pittore.

Non ha alle spalle particolari studi d’accademia, ma una naturale propensione all’immagine figurativa, già manifestata nel periodo degli studi giovanili.

Una strada, quella dell’arte, perduta e ripresa in fasi successive, fino alla determinazione di farne la ragione prima del vivere, il lavoro di tutti i giorni.

Estremamente schivo Mulas si è deciso ad esporre solo in tempi abbastanza recenti. “Dipingere è sofferenza” ama ripetere agli amici e in questa confessione sta anche probabilmente la motivazione prima della sua ritrosia. Esporre in pubblico è come mettere allo scoperto una parte almeno della “sofferenza” che accompagna la necessità di esprimersi quando è autentica volontà di trovare parole genuine, non rimasticate.

La terra di Sardegna vive nei contrasti, aspra, arida e poi lussureggiante, capace di verde e di anse d’ampio respiro.

La pietra si contrappone, più che crearvi intorno ambiente, all’albero. Gli antichi monumenti “Nuraghi”, s’alzano dritti e impenetrabili nella solitudine dei luoghi.

Crediamo che Mulas orienti la sua pittura verso questo tipo di disponibilità aperta e insieme intima verso il paesaggio dei suoi luoghi.

Non gli interessa tanto raccontare la minuzia dei dettagli quanto coinvolgere la natura nel comporsi delle masse di colore.

Il verde mischiato ai bruni, le accessioni di una piana, la barriera dei monti, l’apparire degli alberi nani che fanno cespuglio quasi isolati nell’ambiente…

La pennellata si muove con scioltezza legandosi all’insieme del quadro cercando un’unità che dia la sostanza dei luoghi, facendovi filtrare quel tanto che basta della sensibilità dell’artista.

Un equilibrio tra impressionismo ed espressionismo che trova una misura quasi sempre efficace e risolta in termini di esclusiva pittura.

Il passaggio dall’aderenza ottica al mondo esterno a questa visione in cui il linguaggio si fa più autonomo e cosciente si avverte chiaramente nell’opera di Mulas.

Basta osservare qualche opera del primo periodo dove ancora appariva prevalente il bisogno di narrare il vero nel suo oggettivo apparire.

Attualmente Mulas può dire d’aver acquisito un proprio stile nei termini cui si accennava sopra. È in grazia di questo che il tutto si lega nella composizione.

La Sardegna ne esce rivisitata originalmente e con essa traspare l’amore alla sua terra proprio di un artista appartato e solitario. L’occhio si perde nell’espandersi delle forme ritrovando in quella liberazione i battiti del sentimento.